Vittorio Feltri, la frase shock: “I ciclisti mi piacciono solo investiti”

Vittorio Feltri, direttore editoriale de Il Giornale, ha suscitato polemiche con una dichiarazione durante l’evento “La grande Milano. Dimensione smart city“, affermando: «I ciclisti? Mi piacciono solo quando vengono investiti». L’uscita, avvenuta il 25 settembre al Circolo Filologico Milanese, ha scatenato la reazione delle associazioni e delle opposizioni, che chiedono le sue dimissioni dal Consiglio regionale lombardo, dove è stato eletto nel 2023 con Fratelli d’Italia. Le associazioni, ricordando il ciclista Michele Scarponi, tragicamente investito nel 2017, sottolineano come tali affermazioni rischino di alimentare pericolosi comportamenti aggressivi verso i ciclisti.

Anche il mondo politico ha reagito con dure critiche. Il segretario del PD Milano, Alessandro Capelli, e la deputata Silvia Roggiani hanno condannato le parole di Feltri, ritenendole inaccettabili e fuori dalla decenza. Pierfrancesco Majorino, capogruppo del PD in Consiglio regionale, ha aggiunto che le dichiarazioni offendono la memoria delle vittime della strada, chiedendo una presa di posizione dal presidente Fontana. Luca Paladini del Patto Civico e Nicola Di Marco del M5S si sono uniti alla richiesta di dimissioni, definendo le parole di Feltri un’istigazione alla violenza e chiedendo al suo partito di intervenire immediatamente.

Vittorio Feltri e i ciclisti, l’intervento dell’ACCPI

L’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI) ha letto con amarezza le dichiarazioni rilasciate da Vittorio Feltri sui ciclisti.

“I ciclisti mi piacciono solo investiti” non è una provocazione, ma un incitamento alla violenza inaccettabile. Nel paese con il più alto tasso di morti per chilometro pedalato è imbarazzante vedere come gli utenti deboli della strada siano considerati come birilli. Il tema del rispetto del ciclista non può essere affrontato in modo così superficiale e ignorante.

«Siamo allibiti che un giornalista e politico del calibro di Vittorio Feltri si sia espresso in questo modo, ferendo tutti noi e coloro che hanno pianto per una persona cara uccisa sulla strada. Invece di ironizzare sul dolore delle famiglie delle troppe vittime della strada, per il ruolo ricoperto dovrebbe battersi attivamente per accrescere la cultura e il rispetto di tutti per chi si muove con un mezzo green. La bicicletta ci salverà, purtroppo non dall’ottusità e stupidità di chi quando sono morti campioni come Michele Scarponi e Davide Rebellin hanno promesso di rendere l’Italia un Paese più civile e invece ad anni di distanza la strage sulle strade imperversa come se nulla fosse» commenta il presidente ACCPI Cristian Salvato nel giorno in cui Michele Scarponi avrebbe compiuto gli anni.

«Trovo davvero stupido e controproducente dare una connotazione politica al tema della sicurezza stradale. Cosa non si fa per un pugno di soldi o un mucchietto di voti. Soldi e voti sporchi del sangue dei nostri figli. Siete senz’anima» è il laconico commento di Marco Cavorso, delegato alla sicurezza ACCPI e fondatore dell’associazione Io Rispetto il Ciclista che nel ricordo del figlio Tommaso si batte perché nessun genitore debba più provare uno strazio come il suo. In Italia invece accade ogni giorno.

Matteo Trentin, vicepresidente ACCPI in attività, come portavoce del gruppo rivolge un invito alla Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana Giorgia Meloni: «Carissima Premier quando vuole la invito a fare un giretto in bici assieme a questo personaggio del suo partito che a quanto pare vive ancora durante la rivoluzione industriale. Potete usare anche l’elettrica cosí ci si diverte di piú. Da donna, da madre e da cristiana dovrebbe prendere in considerazione quanto rischiano i nostri figli sulle strade ogni santo giorno».

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