Tre Valli 2024: una scelta sensata, ma serve più impegno anche dall’estero

La scelta di annullare la Tre Valli Varesine 2024 a causa della pioggia è stata sicuramente una scelta sensata. Un forte abbraccio vogliamo mandarlo a Renzo Oldani, che è impegnato tutto l’anno nell’organizzazione di uno degli eventi di ciclismo più importanti in Italia: l’augurio è che l’annullamento di una gara così importante in Italia, dovuta a cause di forza maggiore, possa non portare a problemi economici riguardo le spese sostenute in questa edizione.

Pioggia battente. Pogacar, con la maglia di campione del mondo, ha voluto ringraziare gli organizzatori: “Non si riesce a vedere dove pedaliamo”, ha affermato il corridore sloveno. E’ la prima volta, nella storia della Tre Valli Varesine, che la corsa viene annullata per maltempo. E ci auguriamo che possa essere anche l’ultima.

Nel ribadire la nostra linea di pensiero, ovvero che la decisione di annullare la Tre Valli Varesine 2024 sia stata sofferta, ma giusta, ci teniamo a sottolineare il fatto che, purtroppo, si ha sempre di più la sensazione che si badi molto alla sicurezza dei corridori solo in Italia. Nel corso di questa stagione, ad esempio, è andata di scena una edizione della Freccia Vallone dove la maggior parte dei corridori sono stati costretti al ritiro per il freddo e per la pioggia ghiacciata che non permetteva loro di andare avanti: eppure, in quella circostanza, nessuno si è posto il problema della possibilità di annullare la corsa.

Il problema è che oggi come oggi, purtroppo, mancano ancora delle regole ben chiare. Ad esempio, è chiaro che correre con una pioggia eccessivamente battente o, peggio, con la neve (vedi Milano-Sanremo 2013), possa essere un grosso problema. Ma, contemporaneamente, potrebbero esserci problemi anche con il caldo: alla Vuelta a Espana di quest’anno, ad esempio, molti corridori hanno dovuto pagare dazio per temperature eccessivamente elevate.

Quello di cui si sente la mancanza è una linea comune tra tutti gli organizzatori, quindi. Quando sarà possibile avere un pensiero comune che possa mettere sempre al primo posto la sicurezza dei ciclisti?

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