Campagnolo, storico marchio vicentino della componentistica per biciclette, finisce al centro della crisi che sta colpendo l’intero comparto ciclistico. L’azienda ha comunicato ai sindacati la necessità di ridurre l’organico di 120 dipendenti su 300, una misura drastica che mette in evidenza le difficoltà economiche accumulate negli ultimi anni.
Un paradosso solo apparente, se si pensa che appena a giugno il brand aveva presentato sul mercato il nuovo e innovativo cambio “Super Record 13”. Ma la fase di espansione post-pandemica è ormai un ricordo lontano: la domanda si è contratta bruscamente, lasciando aziende e magazzini pieni di prodotti invenduti. Il caso Campagnolo si aggiunge così a quello di altri nomi veneti del settore, come Fantic, anch’essa in difficoltà.
Campagnolo, bilanci in rosso: oltre 20 milioni di perdite in tre anni
Il quadro economico è chiaro. Nell’ultimo bilancio consolidato, chiuso il 31 maggio 2024, il valore della produzione è sceso a 82 milioni, contro i 132 milioni dell’anno precedente. La perdita netta è stata di 15 milioni, un dato pesantemente in aumento rispetto al “rosso” di 1 milione registrato al 31 maggio 2023. Sommando l’ultimo esercizio e le difficoltà dei due precedenti, il totale delle perdite supera complessivamente i 20 milioni, un livello che ha inevitabilmente spinto l’azienda a intervenire in modo radicale sui costi.
La relazione di bilancio parla apertamente di un mercato in crisi, caratterizzato da un’“eccedenza di offerta” che ha messo sotto pressione tutti gli operatori. Campagnolo aveva già avviato misure correttive: riduzione del personale nella controllata rumena, rientro di alcune lavorazioni dai terzisti, accorpamento della logistica. Nonostante ciò, i segnali di ripresa vengono individuati non prima del 2025.
I sindacati: “Serve un piano industriale vero, non solo tagli”
La reazione delle organizzazioni sindacali è durissima. «L’azienda non ha un piano industriale – afferma Marco Maraschin di Fiom-Cgil Vicenza – quello che ci è stato illustrato assomiglia più a una ristrutturazione economica che a un progetto di rilancio. L’idea sembra essere quella di tagliare, esternalizzare e mantenere in Veneto solo lo stretto indispensabile».
Maraschin sottolinea che i segnali ricevuti nei reparti produttivi alimentano il timore di un progressivo spostamento delle lavorazioni, pur non essendo stato dichiarato apertamente dalla direzione. L’eccedenza d’organico coinvolgerebbe anche impiegati e personale amministrativo. Non è la prima misura di contenimento: negli ultimi mesi Campagnolo aveva già fatto ricorso alla cassa integrazione ordinaria.
«Prima di parlare di lavoro e di tagli – conclude Maraschin – vogliamo vedere un piano industriale solido, capace di dare prospettiva all’azienda e ai suoi lavoratori. Solo dopo si può ragionare su come affrontare i costi».
Un marchio simbolo in un settore in difficoltà
La situazione di Campagnolo rappresenta uno dei casi più emblematici del crollo del mercato della bici dopo il boom pandemico. Un settore che, in Veneto come nel resto d’Europa, fatica a ritrovare equilibrio tra produzione e domanda. Per uno dei marchi più iconici della meccanica italiana, il 2024 si chiude dunque con una sfida durissima: contenere i danni, ridisegnare il futuro e cercare di preservare un’eredità lunga più di 90 anni.






