Dio benedica le tappe con lo sterrato. Ormai ci siamo, complice anche il giorno di riposo di domani, la discussione è tutta su "sterrato sì, sterrato no" nelle grandi corse a tappe. Lo diciamo fin da subito, ma crediamo di essere stati eloquenti anche nel titolo: noi diciamo sterrato sì, soprattutto se proposto con criterio e a ragion veduta, come avvenuto in questa tappa della Grande Boucle. Partiamo da un presupposto: lo sterrato è una difficoltà diversa dal pavè, per me sempre molto affascinante in un grande giro ma comunque molto tecnico. Sicuramente le forature e altri problemi possono occorrere, ma in passato qualcuno ha anche perso il Giro d'Italia per essere finito dentro un cumulo di neve mentre affrontava una discesa. Questo per dire che gli imprevisti possono quindi capitare, indipendentemente che ci sia lo sterrato o che non ci sia. Detto questo, oggi è stato uno spettacolo per tutti, anche per i corridori che hanno preso parte alla corsa. Perchè queste sono gare che ti riconciliano ampiamente con il mondo del ciclismo: tirate, combattute, senza calcoli: full gas dall'inizio alla fine. Sterrato sì o no? Io dico sì, anche se la montagna ha partorito il topolino, perché in classifica generale non ci sono stati grandi movimenti. Ma alla fine i corridori hanno animato una bellissima frazione: tutti vogliono vincere una tappa del Tour de France in carriera, figuriamoci una che presenta, per la prima volta nella storia, lo sterrato. Ci dispiace per Jonas Vingegaard, che non la pensa come noi, ma in un ciclismo dove i corridori diventano sempre più completi e in grado di gareggiare e vincere un po' dappertutto, crediamo davvero che sia giusto far correre anche sullo sterrato.