Il montepremi del ciclismo femminile deve essere uguale a quello maschile?

Quanto è giusto equiparare il montepremi del ciclismo femminile a quello maschile? La domanda sta facendo discutere molto sui social dopo che alla vigilia della Sanremo Women, Demi Vollering, l’atleta più pagata al mondo, ha fatto notare che il montepremi femminile che era in palio per la prima classica di stagione era solo l’11% di quello destinato agli uomini.

Al di là delle sue dichiarazioni, è necessario far notare anche che ci sono delle discrepanze enormi anche per quanto riguarda le gare che hanno lo status di classica monumento: nelle corse del Nord, già da molti anni il montepremi del ciclismo delle donne è stato innalzato per essere equiparato a quello maschile. Nel resto d’Europa, invece, si fa ancora fatica.

I montepremi del ciclismo femminile: le differenze

Per dirla in soldoni (anzi, in soldi veri e propri), Lorena Wiebes, che ha vinto la Sanremo Women, si è portata a casa un montepremi di 2.256 euro. Tra due settimane, la ciclista che riuscirà a vincere il Giro delle Fiandre femminile, porterà a casa 20.000 euro, gli stessi soldi che porterà a casa il vincitore della corsa maschile. Anche l’Amstel Gold Race, corsa che non gode dello status di classica monumento, ha equiparato il montepremi per uomini e donne: per entrambi è di 40.000 euro complessivi, ai due vincitori vanno in tasca 16.000 euro.

La domanda principale da porsi alla luce di questi dati è quindi un’altra: cosa spinge gli organizzatori di alcune corse, come il Fiandre e l’Amstel, a inserire un premio in denaro pari tra uomini e donne, mentre altri organizzatori non riescono ad innalzare il montepremi? Al di là della disparità di trattamento, infatti, bisogna ammettere che Lorena Wiebes, per la fatica che ha dovuto fare sabato scorso a Sanremo, si è portata a casa una cifra davvero modesta. E siamo gentili nello scrivere questa cosa, perchè dire “una miseria” forse non è politicamente corretto.

Chilometri o marketing?

Qualcuno potrebbe obiettare dicendo: “Mathieu Van der Poel si è portato a casa 20.000 euro ma ha dovuto fare 289 km di fatica. Wiebes, invece, ha corso per 156 km”. Il problema, però, non è solo di chilometraggio. Lo scorso anno, infatti, Elisa Longo Borghini si è portata a casa 20.000 euro dopo il Giro delle Fiandre, la stessa cifra guadagnata da Mathieu Van der Poel (ancora lui) nella gara maschile, ma l’olandese ha corso per 270 km, l’azzurra per 163. E allora per quale motivo in Belgio vengono offerti così tanti soldi alle ragazze? O forse vengono pagati troppo poco gli uomini, a questo punto?

Il problema, ovviamente, non coinvolge solo le corse di un giorno, ma anche le corse a tappe. Il Tour de France Femmes, ad esempio, ha un montepremi che prevede la somma di 50.000 euro alla vincitrice, mentre alla maglia gialla maschile finale vanno 250.000 euro. Lo ripetiamo ancora: quando si considerano i montepremi del ciclismo, vengono pagate troppo poco le donne? O forse vengono pagati troppo gli uomini? O forse la verità sta nel mezzo?

Chi scrive questo articolo è favorevole ad equiparare i due montepremi, ma non è questo il punto. Nella questione montepremi del ciclismo maschile e femminile non si può considerare solo il chilometraggio che deve essere affrontato, ma bisogna parlare soprattutto del ritorno di immagine che uomini e donne riescono a portare. Il ciclismo femminile, rispetto a 15 anni fa, ha fatto dei passi in avanti incredibili: ora le ragazze sono tutte delle vere professioniste, hanno un calendario molto simile a quello degli uomini, con tutte le classiche in calendario (a proposito, per dirla tutta mancherebbe solo Il Lombardia: quando vedremo la corsa femminile?) e tre grandi giri a tappe, più brevi di quelli maschili.

Il ritorno d’immagine

Quello che sembra chiaro, da una prima indagine, è che il ritorno di immagine del ciclismo femminile è sicuramente più alto in Belgio e in Olanda, nazioni dove non solo le grandi classiche, ma anche altre corse vedono il medesimo montepremi per maschi e femmine. Un esempio lo è la Omloop Nieuwsblad, anch’essa con un corrispettivo economico identico.

Bisogna però considerare che le gare, a quelle latitudini, vengono considerate come un unico grande evento con due vincitori: da tanti anni, ormai, la cerimonia di premiazione del Giro delle Fiandre, per fare l’esempio più importante, è una cerimonia unica, che arriva al termine della giornata. Sul palco salgono insieme sia la vincitrice femminile che il vincitore maschile. Per fare un po’ di sano patriottismo, ricorderemo tutti l’immagine di Marta Bastianelli sul gradino più alto del podio del Fiandre insieme ad Alberto Bettiol, nel 2019. Ebbene, ogni anno la festa finale del Fiandre si svolge così: una cerimonia di premiazione con i due vincitori.

Forse bisogna iniziare partendo proprio da questo step. Attualmente, c’è una forte distinzione tra corsa maschile e corsa femminile. Le due gare non vengono considerate come un unico grande evento, ma come due corse separate. Sarebbe stato bello, ad esempio, vedere un’unica cerimonia protocollare di premiazione anche alla Strade Bianche, con Demi Vollering e Tadej Pogacar insieme sul gradino più alto del podio. Invece, nelle nazioni al di fuori di Belgio e Paesi Bassi, si continua a fare una forte distinzione tra le due gare.

Questo è solo un esempio per far capire che i montepremi si fanno in base al marketing, non in base al chilometraggio. Sicuramente, nel corso degli ultimi anni si è lavorato molto per dare una dignità importante al ciclismo femminile, ma bisogna lavorare ancora molto sul marketing. Capire se ci sono margini di crescita ulteriori e capire fin dove ci si può spingere per promuovere il movimento. Il cammino è solo all’inizio, e per ciò che è stato ampiamente dimostrato di margini ce ne sono ancora molti.

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