Richie Porte: “Meglio correre con un chilo in più, il ciclismo ora è un’equazione matematica”

Ha appeso la bici al chiodo Richie Porte, ma l’ex corridore del Team Ineos Grenadiers non vuole rinunciare ad esprimere una sua opinione del ciclismo contemporaneo. La sua voce è senza dubbio una delle più autorevoli: professionista dal 2010, l’australiano ha potuto toccare con mano i grandi cambiamenti che sono avvenuti nel ciclismo nel corso delle ultime stagioni. In particolare, dal 2012 al 2015 Porte è stato uno degli uomini di fiducia di Bradley Wiggins e Chris Froome, prima di provare a correre da leader prima con la Bmc Racing Team e poi con la Trek-Segafredo, formazione con la quale ha conquistato il podio del Tour de France 2020.

“Guardandomi indietro, posso dire che a volte ho preferito concedermi un hamburger piuttosto che essere rigorosamente attento alla dieta – ha spiegato Porte in un’intervista a L’Equipe – sinceramente, ho sempre dato il mio massimo quando avevo un chilo in più rispetto al mio peso forma. Ero stanco di salire sul bus dopo la tappa e ascoltare i giovani parlare dei livelli di carboidrati e proteine: il ciclismo, in questi ultimi anni, sembra quasi essere diventato un’operazione matematica. Ha perso il suo lato umano, quel lato che, forse, non mi ha permesso di vincere una grande corsa a tappe”.

Porte ha infatti aggiunto: “Non sono mai stato uno di quelli che guardavano sempre il misuratore di potenza. Probabilmente non ho vinto un grande giro proprio a causa del fattore umano: le critiche mi hanno colpito, forse ho prestato troppa attenzione a quello che la gente diceva di me”.

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