Perchè nessuno chiede a Van der Poel di smettere con il ciclocross?

Sembra essere quasi diventato lo sport nazionale. Appena un corridore che pratica la multidisciplina non riesce a vincere una gara, parte sempre la solita solfa: lasciare l’altra disciplina per concentrarsi solo sulla strada. Succede dappertutto, non solo in Italia, dove siamo ormai abituati a sentire direttori sportivi e pseudo tali “lascia il ciclocross, lascia la pista, pensa solo alla strada”. Ma ultimamente questa moda di dover lasciare le altre discipline sta arrivando anche nella patria del ciclocross, il Belgio.

Partiamo però dall’Italia, perchè è giusto partire prima dai nostri confini nazionali. Su La Gazzetta dello Sport di oggi, Francesco Moser applaude Filippo Ganna per la sua Parigi-Roubaix, però gli consiglia di lasciar stare la pista e concentrarsi solo su strada. Con tutto il rispetto per Moser, che ha vinto tantissimo in carriera, però mi viene da obiettare non solo i modi, ma anche i tempi nei quali arriva questa richiesta. Per quale motivo un corridore come Ganna dovrebbe lasciare la pista nel 2023, un anno prima della partecipazione ai Giochi Olimpici. Vorrei chiedere a Francesco Moser, e spero davvero in una sua risposta: è più importante vincere una Parigi-Roubaix o un oro olimpico, seppur su pista? Perchè la vittoria alla Roubaix ti fa diventare leggenda, ma l’oro olimpico regala l’immortalità. Nulla è paragonabile a una medaglia olimpica. Nel quadriennio 2016-2020, diversi colleghi in Belgio chiesero a Greg Van Avermaet se avesse voluto scambiare l’oro olimpico conquistato a Rio con una vittoria al Giro delle Fiandre, e il buon Greg ha sempre risposto che l’oro olimpico è una vittoria di un’altra categoria, ti fa essere popolare anche al di fuori del mondo del ciclismo, è un trionfo che supera qualsiasi paragone. Perchè dovremmo quindi toglierci la possibilità di vincere un oro olimpico?

Negli ultimi tempi, però, anche in Belgio c’è il problema della multidisciplina, in particolare del ciclocross. Tom Boonen e Patrick Lefevre hanno suggerito più volte a Wout Van Aert di concentrarsi solo sul ciclismo su strada, lasciando il ciclocross, perchè è inammissibile – a loro modo di dire – che un corridore come Wout possa vantare solo una Milano-Sanremo all’attivo nel palmares delle classiche monumento. Come se le vittorie al Tour de France e la maglia verde valessero zero, secondo loro: ma lasciamo perdere questo dettaglio.

Van Aert e Van der Poel sono diventati famosi per estendere il loro dualismo non solo al ciclocross, ma anche alla strada. E allora mi domando, seguendo il ragionamento di Boonen, Lefevre e Moser: perchè Van der Poel non si concentra solo sul ciclismo su strada, così magari in un’unica stagione può vincere tutte e cinque le classiche monumento? Gli è mancato, fino ad oggi, il Giro delle Fiandre. Non sappiamo se correrà alla Liegi (ad oggi no). Magari, senza fare il ciclocross, avrebbe potuto continuare a gareggiare fino a fine aprile, regalandosi un maggior numero di vittorie.

Questi ragionamenti, a nostro modo di vedere, non hanno senso. Van der Poel, Van Aert e Ganna hanno dimostrato che si può fare multidisciplina ad altissimi livelli senza snaturarsi e senza tralasciare le proprie passioni. L’augurio è che questi ragazzi possano continuare a farci divertire, nel ciclocross come su strada e in pista. Divertitevi, ragazzi. E fateci divertire ancora.

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