Perchè dovremmo dire a Tadej Pogacar che sbaglia ad attaccare tutti i giorni, anche in una tappa adatta ai velocisti? Perchè non dovremmo invece dirgli grazie per aver cancellato tutta la noia mortale di questa tappa con un’accelerazione improvvisa quando sembrava tutto pronto per la volata?
Per carità, onore a Tim Merlier per aver vinto la volata e onore a tutti i velocisti che ci hanno creduto fino alla fine. Ma se non fosse stato per Pogacar, avremmo vissuto una giornata noiosa, senza commento della Rai, e avremmo iniziato a dire che i corridori non possono affrontare così le tappe. Invece, in pochi secondi, è cambiato tutto.
Sui social si leggono solo le due opposte fazioni: chi dice che Pogacar sbaglia a sprecare così tante energie e chi dice che ha fatto bene. Mentre lui ci ride su con la maglia rosa sulle spalle, noi, lungi dallo schierarci da una parte o dall’altra, ci chiediamo solo: Tadej non avrà il diritto di sbagliare con le sue gambe?
Spesso si dice che il ciclismo contemporaneo è fatto di attendismo, dove si attende solo l’ultimo chilometro dell’ultima salita per attaccare. Benvenga, invece, chi decide di rompere questi schemi, anche in una frazione per velocisti. In fondo, il ciclismo è anche divertimento, fantasia: le squadre dei velocisti nemmeno avranno pensato troppo a chi fosse avanti in quel momento. Per loro l’importante era riprendere chi stava davanti, chiunque esso fosse, al fine di lottare per la vittoria. Insomma, Tadej ci ha cambiato una giornata noiosa: questo gli va dato atto. Se sta sprecando troppe energie, invece, questo è un dibattito che solo lui può fare con le sue gambe.