Nel mondo del ciclismo professionistico รจ raro che i corridori parlino apertamente di questioni geopolitiche. Ma Alessandro De Marchi, uno dei volti piรน rispettati del gruppo, ha scelto di rompere il silenzio. In unโintervista rilasciata al settimanale britannico The Observer, il 37enne friulano โ oggi in forza al Team Jayco AlUla โ ha espresso la propria posizione sul conflitto israelo-palestinese e sul ruolo della squadra Israel-Premier Tech, in passato suo team per due stagioni.
“Non potrei piรน essere parte di qualcosa del genere”
De Marchi non usa mezzi termini: โOggi non firmerei per Israel. Non potrei gestire i sentimenti che provo. Non critico chi corre lรฌ, ognuno ha le sue ragioni. Ma io non sarei in grado di farloโ.
Il corridore italiano ha militato nella squadra guidata da Sylvan Adams nel biennio 2020โ2021, periodo in cui indossรฒ anche la maglia rosa al Giro dโItalia. Allโepoca, racconta, era una scelta dettata dalla necessitร : โMi offrirono un contratto solido in un momento difficile, dopo la chiusura della CCC. Dovevo pensare alla mia famiglia e alla casa che stavamo costruendoโ.
Ma oggi, vicino al ritiro e con maggiore consapevolezza, De Marchi vede la situazione con occhi diversi: โCapisco che per molti corridori รจ una scelta di sopravvivenza. Ma nella vita ci sono momenti in cui bisogna seguire la propria morale, anche se รจ difficile.โ
Ciclismo e geopolitica: un tema ancora tabรน
La presenza della squadra Israel-Premier Tech al Tour de France 2025 ha suscitato contestazioni lungo il percorso, come le bandiere palestinesi esposte aย Tolosaย eย La Plagne. Tuttavia, il mondo del ciclismo รจ rimasto largamente silente su quanto sta accadendo nellaย Striscia di Gaza, dove lโazione militare israeliana ha causato migliaia di vittime civili. De Marchi invita a riflettere: โAbbiamo bisogno che lโUCI prenda una posizione chiara. Non possiamo far finta di niente. Il ciclismo deve dimostrare che ha coscienza, che i diritti umani contano anche per noi.โ
Un passato con poche domande, un futuro piรน lucido
Nel raccontare gli anni trascorsi nella squadra di Adams, De Marchi spiega che allโepoca vi era una forma di narrazione soft: โCโera una forte volontร di mostrare solo le bellezze di Israele. Nessun accenno a Gaza, nรฉ alla questione palestinese. Era una visione parziale, quasi turistica.โ
Il team, sebbene non direttamente controllato dallo Stato, riceve fondi pubblici attraverso ilย Ministero del Turismo israeliano. Il suo fondatore, lโimprenditore canadese Sylvan Adams, รจ noto per i suoi legami con la diplomazia israeliana e per aver partecipato a eventi politici internazionali, tra cui lโinsediamento di Donald Trump nel 2025.