Durante la 20ª tappa del Tour de France 2025, il francese Jordan Jegat (TotalEnergies) è stato tra i protagonisti assoluti dell’azione in fuga che ha animato la penultima giornata della Grande Boucle. Lungo i 184,2 km da Nantua a Pontarlier, il corridore transalpino si è inserito in una delle fughe più combattute dell’intero Tour, con l’obiettivo dichiarato di consolidare il suo posto nella top 10 della classifica generale.
Ma il clima tra i fuggitivi si è fatto teso sin dalle prime fasi dell’azione. Secondo quanto riferito da Jegat stesso all’arrivo, l’italiano Simone Velasco (Astana Qazaqstan Team), si sarebbe rivolto a lui con insulti e toni molto accesi, accusandolo di compromettere le possibilità della fuga.
Jegat: “Non parlo italiano, ma so bene cosa mi ha detto Velasco”
“Mi ha insultato in ogni modo possibile – ha dichiarato Jegat – Non parlo italiano, ma capisco bene quello che mi ha detto. Si parla molto dei cartellini gialli nel ciclismo, e oggi credo che lui lo avrebbe meritato. Mi ha detto cose che non si dovrebbero dire in corsa. Io volevo essere nella fuga, è un mio diritto, non vedo perché debba essere trattato così.”
La presenza del corridore della TotalEnergies tra gli attaccanti aveva irritato alcuni compagni di fuga, probabilmente perché considerato un elemento pericoloso in ottica classifica generale. Tra questi, proprio Velasco, che – stando al racconto di Jegat – avrebbe avuto un comportamento più aggressivo rispetto agli altri.
Wellens e altri corridori a difesa del francese
Jegat ha sottolineato che altri corridori presenti nell’azione, come Tim Wellens, hanno preso le sue difese e tentato di calmare la situazione: “Tim e altri gli hanno detto che non doveva parlarmi in quel modo. Alcuni mi hanno fatto capire che avrebbero preferito non vedermi lì, ma nessuno mi ha insultato. Fa parte del gioco. Ma c’è modo e modo di comportarsi.”
