Tom Pidcock ha espresso la propria frustrazione dopo la conclusione caotica dell’undicesima tappa della Vuelta a España, interrotta a causa delle azioni di manifestanti pro-Palestina. La corsa non ha assegnato un vincitore, nonostante il britannico del team Q36.5 si trovasse in una posizione ideale per giocarsi il successo.
“È difficile descrivere la mia delusione, a essere sincero”, ha dichiarato Pidcock ai media britannici. “Avevo la sensazione che potesse essere la mia giornata. Credo che ci debba sempre essere una linea del traguardo: alla fine stiamo correndo una gara sportiva. Non dico che avrei sicuramente vinto, ma avevo una buona chance. È una delusione, anche se non voglio sprecare energie: ci sono ancora molte altre tappe da affrontare.”
Il corridore di Leeds aveva già incrociato i manifestanti lungo il percorso, costretto a evitare un primo striscione. Nel finale, però, la situazione è degenerata fino a rendere inevitabile la neutralizzazione. Pidcock, pur amareggiato, ha riconosciuto le difficoltà organizzative: “Non è facile gestire certe situazioni. L’organizzazione della Vuelta ha fatto il possibile per garantire la nostra sicurezza. Non voglio entrare in discorsi politici, altrimenti mi metto nei guai.”
Il britannico ha poi sottolineato come la tensione si percepisca anche all’interno del gruppo: “Molti preferiscono non parlarne pubblicamente, ma a volte in corsa può diventare un po’ spaventoso. Possiamo continuare a gareggiare solo se la nostra sicurezza resta la priorità. Siamo qui per questo, il ciclismo non c’entra nulla con quello che accade fuori.”
Infine, un messaggio diretto ai manifestanti: “Mettere noi in pericolo non aiuta la loro causa. Ognuno ha il diritto di protestare per ciò in cui crede, ma farlo in modo che rischiamo la pelle non è la strada giusta.”
