Vuelta a España 2025, Vingegaard comprende i motivi delle proteste: “Vogliono essere ascoltati”

La Vuelta a España 2025 continua a essere segnata dalle proteste pro-Palestina che, nelle ultime tappe, hanno più volte interrotto la corsa e provocato incidenti. Dopo le tensioni di domenica, è stato lo stesso Jonas Vingegaard (Visma–Lease a Bike), leader della classifica generale, a esprimersi sul tema, mostrando comprensione per i manifestanti pur definendo “un peccato” che la corsa venga presa di mira.

Durante la conferenza stampa con la maglia rossa, il danese ha commentato quanto accaduto nella tappa da A Veiga a Monforte de Lemos, segnata dall’ennesimo episodio: un manifestante è entrato in strada con una bandiera palestinese, provocando la caduta di Javier Romo (Movistar), colpito indirettamente dall’intervento di un agente della Guardia Civil.

“Non sapevamo subito cosa fosse successo, abbiamo solo visto Javier rientrare dopo la caduta”, ha spiegato Vingegaard. “Onestamente credo che tutti noi sentiamo ciò che accade laggiù. Chi protesta lo fa perché cerca un modo per finire sui notiziari. Pensano che non ci sia abbastanza attenzione e per questo fanno queste azioni. È un peccato che succeda qui alla Vuelta, ma credo siano davvero disperati e vogliano soltanto essere ascoltati.”

Un pensiero che il due volte vincitore del Tour de France aveva ribadito anche in un’intervista in danese a TV2, sottolineando come i manifestanti scelgano il palcoscenico della corsa spagnola proprio per ottenere visibilità mediatica.

Le proteste hanno ormai scandito gran parte della Vuelta: dal blocco a Israel–Premier Tech durante la cronometro della quinta tappa, alle invasioni di strada nella decima, alla neutralizzazione forzata della frazione di Bilbao (tappa 11), fino al blocco del gruppo sul Monte Angliru. In almeno due occasioni i corridori sono finiti a terra, tra cui Romo e Simone Petilli (Intermarché–Wanty).

Il direttore di corsa Javier Guillén ha condannato duramente gli episodi: “È evidente che questo tipo di azioni non può essere tollerato. Abbiamo già visto le conseguenze: provocano cadute, mettono in pericolo corridori, pubblico e gli stessi manifestanti. Rispettiamo il diritto di manifestare pacificamente, ma non possiamo accettare invasioni di corsa o azioni che minano la sicurezza degli atleti, che vogliono solo correre in condizioni normali.”

Nonostante i timori e le voci su un possibile taglio anticipato della corsa, l’organizzazione ha confermato che la Vuelta proseguirà regolarmente, con la 16ª tappa in programma martedì dopo il secondo giorno di riposo, e il gran finale previsto a Madrid il 14 settembre.

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