il vincitore del Tour de France 2012, Bradley Wiggins, torna a far discutere. In un’intervista concessa a The Times in occasione dell’uscita del suo nuovo libro The Chain, il campione britannico ha accusato il Team Sky di averlo “gettato sotto un autobus” per proteggere qualcun altro durante gli anni delle indagini antidoping.
“C’era qualcosa di più grande in gioco. [Il Team Sky] mi ha sacrificato,” ha dichiarato Wiggins. Alla domanda su chi o cosa si celasse dietro a quella decisione, ha aggiunto enigmaticamente: “La verità verrà fuori.”
Le ombre nel periodo d’oro del Team Sky
Le parole di Bradley Wiggins riportano l’attenzione su uno dei periodi più discussi del ciclismo moderno.
Il Team Sky, all’epoca dominatore del WorldTour, era finito nel mirino per l’uso controverso dei TUE (esenzioni terapeutiche per corticosteroidi) tra il 2011 e il 2013, e per il famoso “Jiffy bag” consegnato durante il Critérium du Dauphiné 2011.
Wiggins ricevette una TUE poco prima del Tour de France 2012 — anno in cui divenne il primo britannico a vincere la Grande Boucle — sostenendo sempre di aver agito nel pieno rispetto delle regole UCI e WADA.
“Sniffavo cocaina dalla mia medaglia d’oro”
Nel libro, Wiggins affronta senza filtri anche il suo crollo personale dopo il ritiro nel 2016.
Racconta di essere caduto in una spirale di dipendenza e autodistruzione, arrivando a sniffare cocaina dalla sua medaglia d’oro olimpica di Londra 2012. “Centinaia di migliaia di persone mi acclamavano. Uno dei momenti più belli della mia vita. E io, in un armadio, sniffavo cocaina dalla medaglia. Era come pisciare sulla mia stessa tomba.”
L’ex corridore ammette di aver vissuto momenti di povertà, isolamento e abuso di sostanze, passando anche per episodi di senzatetto. “La gloria del Tour e di Londra 2012 è diventata un peso,” scrive, “e alla fine mi ha schiacciato.”
Rinascita e redenzione
Oggi Bradley Wiggins afferma di essere sobrio da oltre un anno, grazie al programma di Narcotici Anonimi, e di aver ritrovato equilibrio e disciplina. Ha eliminato completamente l’alcol, si allena ogni giorno e ha ripreso a pedalare “solo per il piacere di farlo”.
“La palestra mi tiene in vita. Vivo come un atleta, mi alzo presto e mi prendo cura di me. Voglio essere io a raccontare la mia storia, nel bene e nel male.” Tra le sorprese, Wiggins ha rivelato che anche Lance Armstrong lo ha aiutato a entrare in un programma di riabilitazione negli Stati Uniti.
Le ferite del passato e un nuovo inizio
Nel libro, l’ex campione britannico affronta anche un tema doloroso: gli abusi subiti da bambino dal suo ex allenatore Stan Knight, morto nel 2003 senza mai essere processato. Un trauma che lo ha spinto a odiare per anni il mondo del ciclismo.
“Ho associato tutto ciò che era il ciclismo a quell’uomo. Ora invece esco in bici nei weekend, per sentirmi di nuovo libero.” Oggi, dopo essere uscito dalla bancarotta, Wiggins dice di avere “più lavoro di quanto riesca a gestire” e finalmente una casa tutta sua. Ma le sue parole sul Team Sky e sul presunto “sacrificio” subito rischiano di riaccendere un capitolo mai davvero chiuso nella storia del ciclismo britannico.