Francesca Baroni: lo stop forzato, la grinta e il futuro nel ciclocross

Per chi segue il ciclocross, il nome Francesca Baroni non ha bisogno di presentazioni. Cresciuta in Toscana e ormai fiamminga di adozione dopo la lunga esperienza in Belgio, è stata una delle azzurre più presenti e costanti nel panorama internazionale, protagonista in Nazionale e capace di lasciare il segno nei momenti decisivi, fino al titolo europeo nel mixed relay a Pontevedra 2024. Una carriera fatta di trasferte, fango, sabbia e chilometri di esperienza maturata proprio in Belgio, dove il ciclocross non è solo sport, ma cultura.

Eppure, la sua ultima stagione ha preso una direzione inattesa. Come raccontato in una recente intervista a elsterrato.com, Baroni avrebbe dovuto disputare l’annata 2025 su strada e nel CX con il team belga Velopro Alphamotorhomes. Le prospettive erano buone, il programma ricco, il progetto solido. Poi, tutto è cambiato. Il team manager è stato accusato di molestie sessuali, mentre uno dei suoi collaboratori, con i quali Francesca ha trattato il proprio contratto, è stato accusato per aver coperto quanto stava accadendo nel team.

Questa situazione ha provocato il ritiro di sponsor, tagli, rinunce, promesse che non potevano più essere mantenute. “Da dicembre non sono più arrivate le retribuzioni previste. Ho aspettato che la situazione si sbloccasse, ma quando è diventato chiaro che non ci sarebbero state risorse, ho dovuto fermarmi.”

Con la serenità di chi è abituata a pensare sul lungo periodo, Baroni non ha cercato scuse: ha continuato ad allenarsi, ha contattato squadre, ha messo sul tavolo tutta la sua disponibilità, incluse nuove trasferte all’estero. “Mi alleno ogni giorno. Sto bene, sono pronta. Aspetto solo una chiamata.”

La sua storia atletica ha una costante: non arretra. La sordità con cui convive dalla nascita non è mai stata barriera né freno — semplicemente una caratteristica con cui ha imparato a convivere mentre cresceva nel ciclismo, sulla strada e nel ciclocross.

Per questo, la sua attuale “pausa forzata” non ha il sapore della resa. Piuttosto, quello delle partenze in griglia: si attende il via. Il patrimonio tecnico che Baroni porta con sé — guida sulla sabbia, resistenza mentale, capacità di leggere i ritmi del CX belga — è qualcosa che nel movimento italiano non abbonda. E che sarebbe un errore perdere.

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