Dopo la tragica morte di Muriel Furrer (18 anni) durante i Campionati del Mondo Junior di Zurigo, è emerso che la giovane ciclista è rimasta per un periodo “inosservata” ai margini del bosco dopo la caduta, sollevando critiche sull’attuale divieto di indossare auricolari ai mondiali. Poiché non esisteva comunicazione tra Furrer e il veicolo di supporto, se fosse stata cosciente dopo la caduta non avrebbe avuto modo di avvisare nessuno.
Richard Plugge è tornato a parlare di sicurezza in gara: il direttore generale della Visma-Lease a Bike, pur non conoscendo i dettagli specifici dell’incidente di Furrer, ha espresso il suo disaccordo con l’assenza di auricolari durante i Mondiali. Ha osservato come altre competizioni internazionali, come i Mondiali di calcio, introducano innovazioni, mentre nel ciclismo si torna indietro di decenni. Secondo Plugge, le radio renderebbero le gare più sicure, poiché permetterebbero di segnalare pericoli e incidenti in tempo reale, garantendo una migliore comunicazione in situazioni di emergenza.
“Ai mondiali di ciclismo torniamo indietro di 20, 30 anni. E improvvisamente pedaliamo senza auricolari, nessuno sa chi corre dove, e improvvisamente pedaliamo con meno corridori per squadra. Tutto torna indietro nel tempo, mentre ci si aspetterebbe che la Coppa del Mondo sia l’esempio di innovazione nel nostro sport. Tuttavia, l’UCI continua a restare indietro”.
Riguardo la sicurezza in gara, Richard Plugge afferma anche: “Serve un organismo indipendente con esperti nel campo della sicurezza che affermino: “Questo è fondamentale per la sicurezza e, qualunque cosa accada, anche se costa denaro ai corridori, alle squadre o agli organizzatori, devi semplicemente farlo. L’anno scorso abbiamo elaborato un piano per raggiungere questo obiettivo. Un organismo indipendente che dice: ‘Non dobbiamo mai scendere a compromessi sulla sicurezza. Quindi, se diciamo che qualcosa è più sicuro, allora deve essere implementato”.
Non tutti sono d’accordo, però. Victor Campenaerts ha argomentato che l’uso degli auricolari, paradossalmente, aumenta il rischio, poiché i corridori vengono avvisati di tratti pericolosi e tendono a lottare per posizioni migliori, causando maggiore stress e quindi incidenti. Tuttavia, Plugge sottolinea che i ciclisti professionisti sanno già come posizionarsi al meglio, e i segnali radio servono solo come promemoria.
Un’altra soluzione discussa è l’uso di caschi con sensori di rilevamento degli impatti, in grado di avvisare automaticamente un contatto di emergenza. Campenaerts ha apprezzato questa idea, ma ha sottolineato che funziona solo se collegato a un dispositivo cellulare, non utilizzabile durante le gare, anche se tecnicamente potrebbe funzionare tramite canali radio.
Plugge ha concluso affermando che, per garantire la sicurezza, servirebbe un organismo indipendente con competenze specifiche in materia, in grado di imporre misure senza compromessi. Tuttavia, il progetto in tal senso è stato politicizzato, riducendo l’efficacia delle iniziative proposte. Secondo Plugge, spetta all’UCI assumere la leadership necessaria per affidare le decisioni sulla sicurezza a un ente indipendente, evitando conflitti di interesse.