Fabio Felline: “Non volevo smettere, non ho ricevuto proposte per progetti importanti”

Fabio Felline è uno dei corridori che ha appeso la bici al chiodo nel corso dello scorso inverno. Dopo tanti anni trascorsi tra Androni Giocattoli-Sidermec, Trek-Segafredo, Astana e il ritorno alla Lidl-Trek nell’ultima stagione da prof, l’ex corridore piemontese si è rivisto in sella due settimane fa alla Granfondo Torino, gara che si svolge sulle strade di casa.

Una doppia occasione importante, visto che sua moglie, Nicoletta Savio, è responsabile degli eventi del Motovelodromo di Torino, da dove è partita la Granfondo. Con Fabio Felline abbiamo avuto l’occasione di fare una chiacchierata sulla sua carriera, e non solo.

Fabio, si è divertito a correre la Granfondo Torino?

“Sono partito dicendo: vado per quello che ne ho. Dopo il mio ritiro, sono stato cinque mesi senza toccare la bici. Lo scorso inverno ho praticato solo un po’ di sci, ma la bici l’avevo dimenticata. A Granfondo Torino perso subito una borraccia in partenza, quindi mi sono fermato e ho fatto tutta la mia corsa all’inseguimento, andando il più forte possibile da solo”. 

Davvero aveva mollato la bici?

“Ho ricominciato ad allenarmi solo da un mese, sto vivendo la bici in maniera differente. Ora non è più un lavoro, la sto vivendo in maniera più tranquilla, ma quando il meteo me lo ha permesso mi sono allenato meglio. Durante l’inverno ho fatto solo sci”.

Lei aveva pianificato il suo ritiro dall’attività agonistica?

“Il mio ritiro non era in programma, in realtà non volevo smettere. Purtroppo non ho ritrovato situazioni che mi hanno permesso di continuare, ma ho comunque smesso abbastanza serenamente. Adesso do una mano al Motovelodromo di Torino, aiuto la famiglia Martinelli nell’organizzazione dei loro camp, sono testimonial di un marchio di abbigliamento, quindi ho tante cose in ballo, però questo sarà soprattutto un anno sabbatico”. 

Non aveva ricevuto delle offerte per poter proseguire?

“Ho avuto delle offerte, ma essendo stata una cosa dell’ultimo momento non c’è stato nessun progetto che mi ha fatto dire sì, che mi abbia fatto tirare su le maniche e prendere il tutto come un nuovo inizio”. 

Eppure lei in carriera è riuscito a battere anche Tom Boonen…

“Ci sono ricordi davvero indelebili che porterò sempre dentro di me, come il Laigueglia vinto quasi a casa con tutta la mia famiglia che era alla corsa, ma anche tutte le gare World Tour e la classifica a punti alla Vuelta a Madrid. Aver vinto davanti a Boonen e Bouhanni al Gp Fourmies è un altro ricordo che porterò sempre dentro di me”.

Oggi gran parte del mondo del ciclismo ruota attorno a dei personaggi molto importanti, come Tadej Pogacar e Mathieu Van der Poel: la loro presenza quanto fa bene al movimento? 

“Credo che la presenza di un corridore come Pogacar possa sicuramente fare bene al mondo del ciclismo. E’ un po’ come nel tennis: oggi tutti si appassionano grazie a Jannik Sinner, quindi molte persone oggi si stanno appassionando al ciclismo grazie a Tadej. E’ un peccato che non ci sia anche un corridore italiano con i grandi del ciclismo, però speriamo di poterne avere uno presto. Avere delle icone, dei simboli, è molto importante”. 

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