Riccardo Riccò ha reso noto, attraverso i propri profili social, che nei giorni scorsi ha scritto una lettera ufficiale indirizzata al Coni per spiegare le proprie ragioni e far notare che, a suo modo di vedere, la squalifica a vita non è una sanzione giusta. E’ stato reso noto anche che è stata lanciata una petizione da sua moglie. Nel momento in cui scriviamo è stata già firmata da 633 persone.
“Ho scritto una lettera al Coni per spiegare le mie ragioni – ha affermato Riccardo Riccò – erano giuste le prime due squalifiche, ma non la radiazione”. Sulla petizione su legge: “Chiediamo la riabilitazione di Riccardo in modo che lui possa tornare a fare ciò per cui è nato: gareggiare in bicicletta”.
La carriera di Riccardo Riccò
Riccardo Riccò, originario di Sassuolo, ha iniziato la sua carriera professionistica nel 2006. Era considerato un grande talento nel ciclismo su strada, noto per le sue doti di scalatore. Ha ottenuto importanti risultati, come il secondo posto al Giro d’Italia 2008, dove vinse due tappe. Tuttavia, la sua carriera è stata rapidamente macchiata dallo scandalo doping.
Il momento più controverso della sua carriera si verificò durante il Tour de France 2008. Riccò vinse due tappe, ma venne espulso dalla corsa e arrestato quando risultò positivo all’uso di CERA, una forma avanzata di EPO (eritropoietina), una sostanza vietata che aumenta la produzione di globuli rossi e quindi migliora le prestazioni sportive. Riccò ammise l’uso di CERA e fu squalificato per 20 mesi.
La squalifica a vita
Dopo aver scontato la squalifica, Riccò tentò di tornare alle competizioni nel 2010, ma la sua carriera fu di nuovo compromessa da un altro episodio. Nel febbraio 2011, fu ricoverato d’urgenza per un’emergenza medica, ufficialmente attribuita a un’autotrasfusione di sangue che si sarebbe fatto da solo, pratica estremamente pericolosa e vietata nello sport. Sebbene Riccò abbia inizialmente negato l’autotrasfusione, l’episodio fece scalpore e portò a una nuova indagine.
Nel 2012, la Federazione Ciclistica Italiana (FCI) decise di squalificarlo a vita da ogni competizione sportiva, ponendo fine alla sua carriera. In un primo momento, la squalifica sarebbe dovuta terminare nel 2024, in quanto gli erano stati dati 13 anni, ma in seguito il ciclista è stato radiato, come avvenuto per Danilo Di Luca. Negli ultimi anni, Riccò ha aperto una gelateria.